I Ghirardi giorno dopo giorno / The Ghirardi day after day

La Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF dei Ghirardi occupa seicento ettari di prati, boschi e torrenti
nell'alta Val Taro, sull'Appennino parmense.
È la casa di innumerevoli specie di animali, piante e funghi; ospita habitat rarissimi e un paesaggio incantevole.
E muta continuamente col passare delle stagioni.

Gli eventi della Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF dei Ghirardi

Nel calendario qui sotto trovate tutti gli eventi in programma nel territorio della Riserva aperti al pubblico, sia quelli organizzati dal WWF Parma o dai parchi del Ducato, sia quelli organizzati da terzi che ci sono stati comunicati.

Potete cliccare su ogni evento per leggerne il programma. La maggior parte degli eventi sono su prenotazione, in caso di annullamento per maltempo o altre cause, i partecipanti verranno prontamente avvisati. Per gli eventi a libera partecipazione, si consiglia di controllare questa pagina prima dello svolgimento, per eventuali comunicazioni dell'ultimo minuto.





giovedì 2 aprile 2009

Primavera, finalmente! / Spring, at last!


Prugnolo Prunus spinosa Blackthorn

Alle 9.30 ero a Costa dei Rossi. Dopo una settimana intera di pioggia, il cielo era ancora colmo di nubi, e solo qualche raggio di sole fendeva la coltre, raramente, per brillare sull'erba bagnata e riflettersi sulle mille pozzanghere, sugli innumerevoli rigagnoli dell'acqua che la terra non riesce più a contenere.
Due gheppi ed una cornacchia riposavano assopiti sui fili della luce; vicino alle case cantava un codirosso comune, appena tornato dall'Africa.
Più oltre, altissima ed invisibile una allodola emetteva le sue note tremule, ultima supersite di una popolazione un tempo non lontano molto più numerosa. Un altro canto tipico dei prati la sovrastava, quello dello strillozzo, impettito su una quercia isolata.
Vicino, al margine del bosco, cantava un luì piccolo; lontano, verso il Remolà, rideva un picchio verde; lontanissimi, in un prato di là dal Rizzone, pascolavano 3 caprioli, i posteriori gonfi e bianchissimi come fari nella notte.
Nel bosco cantava un tordo bottaccio; ai margini della strada un pettirosso si muoveva tra i rami fioriti di bianco di un prugnolo.
Sui rami dei biancospini le prime foglie novelle; appena aperte sui biancospini comuni, già dispiegate, pur se ancora piccole, su quelli selvatici.
Varcata la sbarra, vengo accolto nell'Oasi dal canto di un cuculo; più lontano grida una poiana.
Lungo le siepi ai margini della strada si muovono, e cantano a tratti, cincebigie, merli, storni, rampichini, picchi muratori.
Nei prati di San Giovanni i cinghiali hanno scavato lunghi solchi nel terreno umido in cerca di vermi e larve.
Spostate da un vento inavvertibile a terra, le nubi si squarciano, lasciando varchi ampi di cielo azzurro, e si ammucchiano all'orizzonte, che diventa sempre più nero, minaccioso di temporale. Ma sull'Oasi splende il sole, ed una tottavilla si lancia nel cielo a cantare.
Scendo, rasentando il bosco, verso il Remolà. In fondo al prato il terreno è rigonfio d'acqua; nel terreno smosso di una vecchia frana i gialli fiori di farfaro iniziano il lungo lavoro di recupero che un giorno riporterà il bosco a coprire il terreno nudo.
Entro nel bosco, passando vicino ad un corniolo sfiorito; cantano il tordo bottaccio e la tordela, un gruppo di ghiandaie si insegue vociando, sguaiate e inopportune, da vere padrone del cerreto. Indifferente, una cinciarella prosegue la sua canzone.
Mi affaccio sul greto del Remolà; tra i sassi e i cespugli corrono e latrano quattro cani "randagi con padrone", sulla pista di un capriolo che inseguiranno fino alla sua morte per infarto.
Di là, sui prati dell'altra sponda, in fondo alle Prebende, pascola solitaria una daina.
Sul prato vola una cutrettola, ospite temporanea nel corso della sua lunga migrazione; poco lontano altri intrusi, 3 culbianchi che aspettano che la neve delle cime si sciolga rivelando i loro luoghi di nidificazione.
Un gheppio, un maschio, se ne sta posato su un pioppo, scrutando alla sua destra i prati e alla sinistra il greto ghiaioso.
Poco dopo lo vedo in volo, in stretti cerchi, mentre si porta al becco una zampa. Mentre ero distratto ha avuto fortuna, e si è procurato il cibo. Non vedo nulla con binocolo, deve essere ben poca cosa, un lombrico, un grillotalpa spinti fuori dai loro rifugi dall'enorme lago invisibile che affoga la terra.
Negli intricati cespugli a margine dell'ampia distesa di ciottoli, gli olivelli hanno aperto le gemme bronzee, e le foglioline grigie e ragnatelose si dispiegano al sole.
Volevo passare il Remolà e andare verso Ronco Desiderio, ma il torrente è largo abbastanza per non poterlo saltare; sbuffando per l'imprevista salita da compiere, mi dirigo verso i campi ai piedi della pineta della sbarra. Ci sono violette tra l'erba, ma non sento profumi, dilavati da tutta la pioggia caduta. Anche qui i cinghiali hanno lasciato il segno, ribaltando la cotica erbosa. Gli scarponi affondano nell'argilla, cammino con due zolle pesantissime attaccate alle suole. Un pettirosso mi guarda con aria interrogativa, inchinandosi nervoso. Poco più in la un uccellino vola via da un cespuglio a margine di una canaletta di scolo, impetuosa come un torrente, e si posa sulla cima di un salice. Inizia a cantare, è uno zigolo nero. Sudando e ansimando, arrivo sul crinale. Tra l'erba vola un macaone, al margine dei pini una podalirio.
Tre uomini caricano un camion con la legna tagliata appena fuori dai confini; un bosco piegato e impacchettato con tutto il suo carico di insetti lignicoli, cerambicidi, falene... un tempo la legna sostava per mesi nel bosco ad essicare, e gli insetti avevano tutto il tempo per cercarsi una nuova dimora. Questi chissà dove finiranno...
Gli uomini lavorano senza sosta, ignari che sopra di loro ruota in cerchi sempre più ampi, ed alti, uno sparviere; lo seguo col binocolo, fino a che non sparisce.
Sono le 14. Una femmina di astore chiama dal Rizzone, qualche centinaio di metri a valle dell'Oasi. Il cielo intanto si chiude di nuovo, plumbeo, violaceo dietro il Santa Donna . È tempo di andare...


Remolà

At 9:30 AM I was in Costa dei Rossi. After a week of rain, the sky was still full of clouds, and only some errant ray of sun cut through the blanket, every now and then, to shine out on the wet grass and reflecting on one thousand puddles, on countless runlets that the land can no longer hold.
Two kestrels and a hooded crow were resting on the power wires; near the houses sang a common redstart, having just returned from Africa.
Further down the road, high over me an invisible skylark issued his trembling notes, last survivor of a population some times ago much more numerous. Another grassland typical song overhung it, that of a corn bunting, stiff on the tip on an isolated oak.
Near the edge of the wood, a chiffchaff was singing a little Luì; away, towards the
Remolà creek, laughed a green woodpecker; much more away, in a meadow across the Rizzone, three roe deer were grazing, their backs as swollen and white as headlights in the night.
In the wood a songthrush sang; near the edge of the road a robin moved in the branches of a just flowered blackthorn. On the branches of hawthorns were the first new leaves of the wood; just opened on common hawthorns, already deployed, although still small, on midland hawthorns.
Passing through the gate, I am welcomed into the reserve by the song of the first cuckoo; farther down the valley a buzzard calls.
Along the hedges at the side of the road marsh tits, blackbirds, starlings, short toed treecreepers and nuthatch were moving and singing at times. In the meadows of San Giovanni the wild boars have dug long furrows in the wet soil looking for worms and larvae.
Pushed by a wind imperceptible on the ground, the clouds teared up, leaving lanes of wide blue sky, and crowded toward the horizon, which became increasingly black,foreshadowing a storm. But on the reserve the sun still shone, and a woodlark rocketed into the sky to sing.
I went down, walking on the margin of the forest, toward the Remolà creek. At the end of the meadow the soil was exuding water all around; on the bare ground of an old landslide yellow flowers of coltsfoot begin the long process of recovery that will one day will bring back the forest.
I got into the wood, walking by a withered cornel; a mistle trush and a songtrush sang; a group of jay play a chasing game shouting, coarse and unappropriate, to be the true masters of the oakland. Unconcerned, a blue tit continued its song.
I leaned over the gravel bed of the Remolà; running and barking through the pebbles and bushes were four "stray with master" dogs, tracking a roe deer that they will chase until his death by heart attack.
From there, on the other side of the stream, at the bottom of the Prebende meadow, were grazing alone
a fallow deer. A yellow wagtail was flying low over the grass, on a temporary stop from its long migration; not far off were other intruders, three Northern Wheatear are waiting for the snow to
melt from the mountains top freeing their nesting places.
A kestrel, a male, was perching on a black poplar, looking on its right to the meadows and on its left to the gravel bed. Shortly after, I saw it flying in tight circles, easting from its paw. While I was distracted it has been lucky, and has procured food. I saw nothing through the binoculars, it should have been a very small thing, a worm or a mole-cricket pushed out of its shelter by an invisible lake that drowns the earth.
In the intricate bushes at the margins of the broad expanse of pebbles, the sea-buckthorns have opened the bronze buds, and spread gray and webbed leaves to the sun.
I wanted to cross the Remolà to go to Ronco Desiderio, but the stream was too wide to jump over it, puffing fior the unexpected climb to do, I headed to the fields at the foot of the pine plantation near the reserve gate.
There are sweet violets among the grass, but I did not feel scents, all washed away by the rain fall of previous days. There, the wild boar made their mark, overturning the grass. My boots sank in clay, I was walking with two heavy plates
attacked to the soles.
A robin looks at me puzzled, bowing nervously. A little far a bird flies by a bush on the sidelines of a drainage channel, impetuous as a torrent, and came to rest on top of a tree. It began to sing, it was a cirl bunting.
Sweating and puffing, I arrived on the ridge. Among the grass was flying a common yellow swallowtail, on the edge of the pines a scarce swallowtail.
Three men were loading a truck with wood cut just outside the borders of the reserve; a forest folded and packed with all her cargo of wood insects, longhorns, moths... once, the cut wood stayed in the woods for months to dry, and the insects had more time to find a new home. Who knows where they end up, now.
The men are working tirelessly, unaware that above them a sparrow-hawk rotated in circles increasingly broad and high, I followed it through the binoculars, until it disappeared.
It was 2:00 PM. A female goshawk called from the Rizzone valley, a few hundred metre downstream from the reserve boundary.
Meanwhile, the sky closes again, leaden, and purple behind the Santa Donna pass. It was time to go...

1 commento:

  1. Questo è il Remolà? Non ci posso credere: io l'ho sempre visto come una desolante distesa di ghiaia. Finalmente ho la prova che non è classificato come torrente per un errore di valutazione.

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